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Attraverso l'opera poetica di Pirandello, a volte precorritrice della narrativa e del teatro, viene analizzata la condizione liminare dell'angelismo, che sottende l'oscura fascinazione del doppio, e il sentimento profondo e perturbante della fenomenologia psichica. L'analisi, condotta spesso sui principi di Lacan e di Matte Blanco, evidenzia la sinergia io/altro e restituisce alle immagini, involte nella tensione creativa, la disidentità alienante del poeta. L'io si ipostatizza nell'altro da sé e l'alterità si identifica con l'io, nella riflessione speculare e nella fascinazione narcisistica dell'io diviso. In tale processo il doppio si fa strada nella scansione del dentro/fuori, interno/esterno, mettendo in scena la riunificazione del sé, connessa alla solitudine essenziale del poeta, mentre l'angelismo, dilacerato dall'illusione dell'oltre, manifesta l'estraneità dell'io, trasformandosi, in simbiosi con la poesia, in angelico rapimento, e lo sconfinamento nella non-vita viene colto come un attimo fugace di beatitudine.