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Uno degli enigmi più apparentemente impenetrabili della storia è quello rappresentato dall'obbedienza della massa ad un piccolo numero di potenti. L'occhio critico di Simone Weil indaga in questa direzione con la consueta lucidità e mette capo ad una fenomenologia dell'obbedienza in grado di disarmare permanentemente qualsiasi pulsione rivoluzionaria. La maggioranza - numericamente traboccante - viene additata dalla storia come in una condizione di scacco perpetuo, tenuta sempre in ostaggio da una esigua minoranza. La prima lezione derivante dalla lettura critica del nostro passato è, dunque, che il numero, di per sé, non costituisca un fattore decisivo entro la dinamica del potere.