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"Malurmia. Perché questo titolo? Mi ha sempre affascinato l'ombra, più della luce; e amo il sole perché sa scagliare ombre potenti sulle strade della vita. Credo sia soprattutto nell'ombra che risieda l'essenza di ognuno, e che sia l'ombra a dare significato alla luce. Malurmia è il termine dialettale salentino con cui si indica un'anima che vaga, forse in pena, a cercare qualcosa che chi la vede non capisce; appare come un'ombra incompresa, appunto una mal'ombra, e tutto ciò che non viene compreso inquieta. È anche il termine scherzoso con cui le nonne scacciavano noi bambini quando bazzicavamo loro intorno senza apparenti motivi. E noi, che quel termine ci attraversava, trasparenti come eravamo, cercavamo i motivi che grondavano dalle loro mani sempre in movimento, perché oziare non si poteva. Malurmia per me è ciò che ci portiamo dentro, è l'inquietudine che ci permette di alzare il volto al cielo e chiedere, è lo sguardo che scava e si interroga. In questa serie di racconti ho cercato di portare alla luce le ombre che gli animi più sensibili si portano dietro, spesso ignorate o volutamente sepolte." (L'autrice)