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Sul solco della tradizione storica dell'architettura dei giardini, negli anni Settanta del Novecento, l'architetto palermitano Gianni Pirrone (1924-2004) comprende la necessità di guardare al verde urbano come figura e non come sfondo, né cornice o ambito di pertinenza di edifici e quartieri. Pirrone consegna a un futuro imminente - un tempo che sfugge oggi davanti agli occhi - la necessità di un rapporto nuovo tra le riserve ecologiche, i giardini, gli ambiti del residuale e la città. I progetti per l'Orto Botanico della Valle dell'Oreto a Palermo e per il centro civico di Gibellina Nuova sollecitano una riflessione attuale e costituiscono un'interessante ipotesi di partenza. La vegetazione, i colori, l'acqua, il silenzio possono prendere campo ed estendersi in un'inedita continuità pedonale capace di contribuire a realizzare una valida alternativa alla frequente frammentazione della città contemporanea. Un'artificiale rinaturalizzazione degli spazi pubblici si coniuga con l'esaltazione del loro essere bene comune da abitare da condividere.