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Scritte direttamente in francese, tra il 1924 e il 1926, dopo la grande esperienza delle "Elegie Duinesi" e dei "Sonetti a Orfeo", "Le rose" tornano dichiaratamente sul mistero del canto che sorge dal "cuore segreto della Terra". In esse racchiuso e manifestato come una "unità" dei discordi. Contraddizione tanto "pura" quanto apparente, infinita presentazione senza esaurimento. Aperte e chiuse, prossime e lontane, piene e vuote, morte e vive ... Le rose fioriscono e si sfogliano come centro orfico - inaudito, in quanto se ne ascolta soltanto l'eco remota - che sancisce la nascita del poema per un ascolto che rinnova - sia pure al limite estremo - la scrittura poetica, esentandola dalla responsabilità soggettiva, per affidarsi soltanto alla traccia infinita del dio perduto, come a un evento di natura: "un altro fiato, un respiro nel Dio, un vento".