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L'inizio del Qohélet parla dell'inizio e del ritorno all'inizio. Il sole sorge, tramonta e ritorna là dove rinasce; il vento va verso Sud e gira verso Nord; tutti i fiumi ritornano alla fonte, "revertuntur". Questo è l'archetipo. Il codice originario, il logos, l'anima mundi, senza perdita nella dispersione. Il ritorno agli elementi primi, aria, acqua, fuoco, terra. Il tempo secondo la forma geroglifica del serpente uroboro, che si mangia la coda. I fiumi di Montale sono tempo fatto acqua, tempo che pensa se stesso, e ritorna al gorgo di prima del tempo. E se non è il fiume, è l'anguilla che risale il corso. L'inversione corona l'immagine dell'invisibile che chiede una forma. Il Mio fiume di Ungaretti nelle due strofe iniziali si trapunta di una parola prima giungere alla Parola: "ora", ripetuta per sedici volte, qualcuna in maiuscolo. Marchio del tempo e imperativo assoluto. Nell'ultima strofa la Parola è adesso "Santo", sempre in maiuscolo. La poesia ambisce consacrarsi nel tempo.