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Michail Struve (1890-1949), scrittore e poeta, ha lasciato la Russia con la prima ondata dell'emigrazione, in seguito alla rivoluzione del 1917. In questo testo l'autore invita il lettore a una passeggiata per una città-ricordo, che nello spazio geografico reale e attuale non esiste più. Nel 1921 Pietroburgo si chiama Pietrogrado (tra tre anni diventerà Leningrado) ed è una città piegata dalla guerra civile, snaturata nelle abitudini. Attraverso l'uso delle parole, Struve ricostruisce l'imperiale Pietroburgo degli zar nella sua memoria e nella memoria dei giovani lettori, con lo scopo di salvaguardare i ricordi di una città, ma anche di una civiltà e protrarne quindi l'esistenza. Durante la passeggiata immaginaria per Pietroburgo, l'autore ne descrive le principali caratteristiche architettoniche, estetiche e climatiche, ma anche alcuni aspetti della vita culturale e sociale, come le festività religiose e civili, le opere della letteratura russa concepite e ambientate tra queste strade e questi caffè, gli elementi folcloristici di un mercatino di inizio primavera.