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Con sconcerto e curiosità di chi la circonda, Lea decide di sostituire il piccolo giardino con un orto, a cui si dedica con incantata premura sotto il cielo di una stagione incerta, nello scenario di una campagna che sembra inseguire i fantasmi di un'identità e di un fascino ormai perduti. Intorno all'hortus, che esalta i prodigiosi colori della nascita contro le grigie tinte dell'abitudine, una piccola folla di varia umanità intreccia storie, umori, visioni di generazioni distanti e si abbraccia in una sinuosa e imprevedibile danza che la guiderà, attraverso la scelta dell'anziana Ester, di fronte all'azzurro vertiginoso del mare, dove nessun ramo e nessuna casa interrompono l'orizzonte e dove l'aria ha "l'odore forte, di femmina giovane".