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«Rispettivamente rappresentati e pubblicati nel 2004 e nel 2010, i testi di "Salmagundi" e "Rumore di acque", letti oggi, assumono significati che, all'epoca dei loro debutti, erano presenti come pure e semplici potenzialità. Il tempo ha dunque fatto emergere, al loro interno, discorsi e valori inizialmente implicati fra le possibilità espressive d'uno stile spiazzante, ironico e grottesco, che continua a colpire nel segno, combinando scherzo, satira e significato profondo. Una cosa è decifrare nel 2004 l'allegoria sociale di "Salmagundi", tutta giocata sulle corrispondenze fra diffusione della stupidità e dilagare epidemico; un'altra, ben diversa, è seguire oggi le demenziali strategie del potere politico-scientifico immaginato da Martinelli, avendo continuamente sott'occhio comportamenti contraddittori nella gestione del virus e nell'individuazione del suo decorso. Una cosa è leggere "Rumore di acque" riferendo l'anonimato delle morti in mare alla tragedia dei popoli migranti; un'altra è avvertire che, in questi giorni, la riduzione dei morti a numero è divenuta una tematica universale che tocca tutti: chi migra e chi viene contagiato sotto casa, al mercato, all'ospedale o prendendo la metropolitana. (...) L'Occidente spia ai suoi margini e in se stesso il precipitare dei propri valori nel vuoto scavato dalla negazione del senso simbolico dei morti, di certi morti che trascinano nella terra dei diritti sospesi tutti coloro che non li vogliono salvare o custodire.» (dall'introduzione di Gerardo Guccini)