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I testi della silloge non sono solo un messaggio d'amore, sono anche ribellione, speranza e consapevolezza, una consapevolezza che apre al dialogo per cercare di ritrovare il bello dentro se stessi, come in "Ho addosso il tuo livore ma io scelgo l'amore". Come dice Katia Deborah Melis: "La dimensione personale e reale dell'Io lirico si allarga e restringe, come un obiettivo fotografico, dal personale vissuto al più universale piano umano, per scandagliare le difficoltà dei rapporti interpersonali, specie nell'incontro-confronto-scontro tra Uomo e Donna." Ma anche il mondo dei giovani affrontato nella poesia d'apertura "Il bullo" che tratta una realtà che tanto affligge gli adolescenti: la solitudine, il dolore delle differenze di sé e degli altri, l'emarginazione, e la poesia "N.E.E.T." nella quale i giovani sono persi nell'inconsapevolezza dei demoni interiori che fanno perdere il contatto con l'ambiente e con la società. Giuseppina Carta sa offrire un invito a ritrovare se stessi per non rischiare di trovarsi fuori da una società che li condanna impunemente.