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È nei rapporti umani che si cresce e ci si forma. Ed è sulla relazione con la morte, incontrata in quei rapporti, che Cristina, ormai anziana, sceglie di scrivere. Ricordando le persone con cui ha intessuto legami per caso (la suora che va alle nozze con il proprio dio, il ragazzo suicida, il professore morto di cancro) o per lavoro (la bambina indiana, la ragazza ammazzata con una overdose, la donna angosciata dal decadimento del suo corpo), ma anche l'amica, il suocero, il padre e la madre. Cristina incontra modi diversi di accostarsi alla morte, dal rifiuto alla rilettura di tutta la propria esperienza, dalla resistenza all'accettazione, fino a chi, occupandosene professionalmente, può fare la differenza. Mentre si interroga sulla necessità di garantire a sé stessa e a ciascuno un percorso e una fine dignitosi, la vita la mette di fronte all'arbitrarietà dell'abbraccio - naturale, ma non per questo facilmente accettabile - dell'Ultima Madre.