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Tuttavia, quando senti che la corrente inarrestabile della prosa sincopata di Denis - così immaginifica e pregnante, poetica di una poesia che ti lacera la carne - è sul punto di trascinarti irrimediabilmente sul fondo, ecco le bollicine di ossigeno che ti riportano alla vita; i ricordi, tanti, felici, di momenti intessuti di ineffabile quotidianità, delle conversazioni infarcite di lessico familiare, delle vacanze al mare, piadina e Sangiovese, di mamma Iva tanto amata, della scuola e delle amiche, rivissuti e raccontati con tratto lieve, scherzoso. E d'improvviso la ritrovi lì, davanti a te, Alice detta Ninni, sempre sorridente, studentessa modello, che sempre chiede, incalza curiosa, spiritosa, straordinariamente sensibile, con quel suo saltellare che sa di invincibile allegria. Lampeggiano altre schegge di memoria; l'infanzia elvetica, gli anni di piombo, la fabbrica, punteggiati dal refrain che dà titolo al libro, il titolo della loro vita: mi racconti una storia? Grazie mille...