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Autostop, obiezione di coscienza, adolescenziali voglia di autonomia e ricerca di sé, università, guerre in apparenza remote, amici ritrovati, sorprese della vita, ma non solo; a questi e altri ingredienti si aggiungono scaramucce, brontolii e reticenze fra un figlio e i genitori in due diversi momenti della vita, a quasi trent'anni di distanza. La storia viaggia tra '79 e '81 per le strade d'Europa sullo sfondo di una società appesa a terrorismi, disimpegno e riflusso, ma si apre e si chiude nel 2007 ad Alba, dove il protagonista consegna ai vecchi genitori un suo scritto. È il 1979 quando Vanni, giovane albese, studente a Torino ed educatore in una comunità alloggio, si dichiara obiettore di coscienza. Redatta la domanda, la mostra ai genitori, incrollabili democristiani e conformisti: indipendente, Vanni, ma non tanto da imporre a sé e agli altri scelte avventate e a cose fatte. Ne scaturisce un dialogo teatrale, concitato, conflittuale ma vero, con la madre, appassionata di divise e dell'immutabile ordine delle cose...