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"Paleodesign" è un atlante di immagini commentate, una storia alternativa del quotidiano, una strana famiglia di oggetti che sembra ispirarsi alla preistoria per dialogare con la modernità. In questo senso è anche un laboratorio della materia e del gesto, una riflessione sul contemporaneo e sul futuro dell'uomo. "Paleo" non significa qui recupero dell'arcaico o nostalgia per un passato "naturale", non è revival o riuso, ma è un'esperienza della mano e del corpo che mette in connessione chi utilizza oggetti con il Pleistocene attuale che è in noi: da trecentomila anni Homo sapiens costruisce cose e le trasforma in simboli, dal Paleolitico fino a oggi non ha mai smesso di prestare un'anima alla materia per trarne emozioni, racconti, idee. "Paleodesign" è questa capacità dell'oggetto di attivare attorno a sé un ecosistema primario, una geografia di significati, una cosmologia domestica. Perché per sedersi basta un sasso, tutto il resto è immaginario.