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Melchiorre Ferrari è alle prese con due spietati delitti. Tra la morte dell'usuraio Domenico Bianchi pugnalato in un vicolo a Pavia e quella del garibaldino Doriano De Marchi, avvenuta nell'agosto 1848 nella battaglia di Morazzone, non v'è alcun apparente legame. Indagando sull'assassinio del Bianchi, Ferrari raccoglie attonito una serie d'indizi dai quali sembra emergere che ad uccidere, in entrambi i casi, sia stata l'identica arma. Un po' alla volta, il commissario ricostruisce l'intera vicenda. Qui Mino Milani ha privilegiato il susseguirsi degli scarni fatti di cronaca: quelli dei gelidi e cupi mesi di febbraio e marzo del 1851 nella suggestiva cornice di una Pavia silente e nevosa.