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Iniziato nel settembre 1949 e finito in soli due mesi, «La luna e i falò» - ultimo romanzo dell'autore - è una ricapitolazione finale di tutti i temi pavesiani, scritto in una sorta di esaltazione creativa. Dai racconti orali del Nuto (al secolo Pinolo Scaglione), l'amico e mediatore che lo riconcilia con la realtà contadina, Pavese attinge a piene mani, reinventa e trasfigura. Così le Langhe della storia, della guerra civile, della miseria e della fatica dei contadini, diventano le Langhe senza storia e senza tempo del mito. Anche le credenze sulla luna possono apparire superstizioni a chi ha girato il mondo. Ma prima di giudicare, bisogna ridiventare contadino come Nuto raccomanda ad Anguilla perché «un vecchio come il Valino non saprà nient'altro ma la terra la conosceva».