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A partire dall'inizio dell'Ottocento, le creazioni più interessanti e coinvolgenti nell'ambito della letteratura fantastica non sembrano essere state quelle che hanno utilizzato il fantastico come strumento di evasione dalla dimensione reale verso un mondo radicalmente altro, quanto quelle che proprio della realtà di ogni giorno, dei suoi aspetti più familiari e apparentemente rassicuranti, hanno svelato il volto oscuro e minaccioso, minando l'identità e modificando i contorni di ciò che meglio ci era parso di conoscere e controllare: insomma le opere ispirate da quel sentimento del perturbante di cui Freud aveva esemplarmente individuato le manifestazioni nella vita quotidiana come nella letteratura. L'intento è di mostrare come la presenza del perturbante abbia giocato un ruolo decisivo anche nelle arti dello spettacolo, non solo nel teatro e nel cinema, ma anche nella danza, nell'opera lirica, le marionette, la pantomima, i freak shows; e di sottolineare come l'importanza della dimensione visiva e di quella corporea faccia dei linguaggi dello spettacolo un ambiente estetico particolarmente adatto e fecondo per la genesi di questa modalità inquietante del fantastico.