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Ambientato a Bologna, città in cui l'autore ha vissuto per dieci anni, narra, in prima persona, le piccole tragedie quotidiane, le snervanti ossessioni, le pulsioni amorose, le continue incertezze, le stralunate ma poetiche considerazioni sul mondo, le nere visioni e i drammatici fallimenti di un venticinquenne campano, trasferitosi nel capoluogo emiliano in cerca di lavoro. Il protagonista non farà altro che trascinarsi da uno squallore all'altro, incapace di dominare la sua giovane esistenza, errante e senza futuro. I suoi unici diversivi alla monotonia maledetta dello scorrere invano di giorni grigi e indefiniti, saranno i rapporti saltuari con donne di cui non è innamorato, le frequentazioni amichevoli con persone che preferirebbe non conoscere, i lavori che non augurerebbe di fare nemmeno ai suoi nemici, e le serate buttate sulle strade e nei locali notturni, dove mai si sarebbe sognato di passarle. Il mito di Bologna - la città italiana democratica per eccellenza - tende a piegarsi esausto su se stesso, brutalizzato da un cinismo nazionale sempre più annidato nei cuori della gente. Uno scritto semi-autobiografico, divertente e, al contempo, malinconico e spietato.