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Riccardo Sciuto si abbandona alla poesia sin da molto giovane cercando un punto di raccordo tra il Novecento della grande poesia italiana e il suo secolo, misterioso e quasi privo di senso. Sviluppa una poetica fatta di simboli e vaghe sensazioni, di nostalgia, di cose perdute o mai trovate. Perso nella sua città, una Roma che rispecchia a pieno la contemporaneità, il poeta si ritrova circondato da storia e grigiore, da arte e cemento, da un litorale inquinato dove la vita è abbandonata al proprio destino, incatenato in una realtà umana che si pone "tra le branchie e le ali", dove non rimane che perdersi osservando sott'acqua: il respiro dei pesci.