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Un monaco irrequieto che osserva il mondo dal suo eremo trasformato in prigione. Un profilo imponente che si staglia all'orizzonte, là dove il lago di Garda s'infrange sulle rocce prima di diventare cielo. Ecco Baldus, il personaggio letterario di Merlin Cocai che prende il nome da un luogo. Si esprime in maccheronico, ma da lui nascerà la lingua che parliamo tutti i giorni. Può una montagna farsi persona dentro le nostre vite? Questo è il Baldo, "hortus Europae". Refolo di follia. Polifonia della natura. Altare della fatica umana. Rifugio dello spirito. Il luogo della "felicità inattesa e irragionevole" che coglieva Gabriele D'Annunzio al Vittoriale "verso sera quando la neve di Monte Baldo si fa rosea come non è rosea nessuna rosa", così scrisse il Vate nel febbraio del 1922 a Maria Luisa Casati Stampa, Corè, il suo amore segreto. "Una montagna Monte Baldo detta, la quale è annoverata tra le Sette maggiori e più famose montagne dell'Universo" (Silvan Cattaneo, 1553). Per salirla ci vogliono mani innocenti e cuore puro. Siete pronti? Testi di Stefano Lorenzetto, Vasco Senatore Gondola, Bartolo Fracaroli, Cecilia Tomezzoli, Angelo Peretti, Eugenio Cipriani; fotografie di Daniele Lira.