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Un'indagine sulle fasi germinali della progettazione in architettura, quando da un grumo magmatico di intuizioni, riferimenti, ricordi, memorie, sensazioni, ossessioni, passioni, ideali, desideri, scaturisce finalmente "l'idea", quella giusta, cioè la sintesi del momento di verità, che ogni volta rinnova nell'artefice quel senso di (onni)potenza dell'atto creativo. L'ipotesi sostenuta dall'autore cerca di dimostrare che l'atto creativo non è del tutto ineffabile, ma si avvale di una "strumentazione" trasmissibile e documentabile. Le tecniche d'invenzione sono proposte secondo una duplice valenza: come strumenti ideativi, nel senso che favoriscono l'innesco del processo progettuale, lo agevolano e lo guidano, e come strumenti interpretativi attraverso cui analizzare e comprendere l'architettura. Il campo di indagine è ristretto al decostruttivismo, il movimento che ha concluso le ricerche del XX secolo.