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A volte l'amore si intreccia coi libri. Un'autrice può innamorarsi di un ragazzo che non la ricambia per scrivere di lui, e trasformare un sentimento in un romanzo; una vedova può perfezionare il proprio dolore fino a procrastinare di anni e anni il suicidio; e un marito può scoprire di essere meno reale per sua moglie di un uomo che neanche lei conosce di persona. Altre volte, i libri tacciono delle storie. Collodi non ci ha mai detto quale vita abbia vissuto Geppetto nella balena, e primedonne come Cenerentola o La Bella Addormentata hanno oscurato le esistenze di sorellastre e castellani condannati al sonno. Altre volte ancora, le storie nascono da una sbronza, e chissà se sono vere o no. Il primo amore che riemerge dal mare del passato per poi affogare in un Bloody Mary, delle formiche che sciamano da sotto un lavandino o forse soltanto da una mente allucinata, un locale che è rimasto immutato per vent'anni ma potrebbe non essere mai esistito. E per nove volte, in nove racconti divisi in gruppi di tre, Alessandra Montrucchio narra il fuoco dell'amore, il vento delle favole, l'alcol nelle vene. Tre volte il numero perfetto per parlare di ciò che è imperfetto. Della magia e del disincanto di essere vivi.