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Le grandi intuizioni sulle trasformazioni dello spazio contemporaneo sono il filo conduttore di questo libro dedicato al pensiero urbanistico di Le Corbusier che ne percorre la lunga esperienza progettuale. Dai primi viaggi di studio ai progetti per Rio e Buenos Aires, dal piano di Algeri alla proposta per Manhattan, dalle molteplici ricerche teoriche alle concrete definizioni formali e spaziali. Così scriveva Le Corbusier già nel 1946: "L'urbanistica è l'espressione, rappresentata nelle opere dell'ambiente costruito, della vita di una società. Di conseguenza, l'urbanistica è lo specchio di una civiltà. Non si tratta di una scienza limitata, troppo strettamente specializzata e specificatamente tecnica, ma di una manifestazione di saggezza che si propone come oggetto ed effetto di discernere i fini utili ed enunciare i programmi corrispondenti". Una riflessione sulla "saggezza" necessaria all'urbanista e allo studioso è la ragione più profonda che ha suggerito all'autore, allievo e collaboratore nell'atelier veneziano di Le Corbusier, di percorrerne la vasta e significativa attività chiudendo il libro con un "diario" indiano scritto a Chandigarh, capitale del Pujab, una delle più significative realizzazioni del maestro.