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Sopraffatto dagli orrori del passato, un giovane ebreo italiano reduce dai campi di concentramento si chiude in totale solitudine nella vecchia villa della sua famiglia, ormai deserta, e trascorre i giorni vagando con la macchina fotografica. Il protagonista di "Villa dei cani" fotografa ossessivamente tutto quanto trova di "morto, secco, tormentato", lo ingrandisce, lo contempla a lungo, come se solo l'orrore potesse far da tramite tra lui e la vita. In questo suo mondo compare fortunosamente una ragazza bellissima: anche contro di lei, egli si accanisce in una sorta di drammatico stupro fotografico.