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Angelo Dalmistro, sacerdote e letterato di fine Settecento, dovette abbandonare la vivacità di un centro culturale come Venezia per accettare la condizione di parroco a Maser. In lui, cittadino della Repubblica Veneta che ne visse come un trauma il tracollo, coesistettero aspetti conservatori e altri più moderni, in sintonia con le istanze di rinnovamento dei tempi. Continuatore del purismo linguistico di Gasparo Gozzi, manifestò aperta ostilità alle mode d'oltralpe e nei confronti del Romanticismo emergente, ma non esitò ad aprire l'«Anno poetico» alla poesia del giovane Foscolo.