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La "Teoria generale del montaggio" fu scritta nel corso del 1937 ed è rimasta per molto tempo medita. Si tratta della più ampia e audace ricognizione sul montaggio che Ejzenstejn abbia mai concepito: il cinema resta il suo referente esemplare, ma l'indagine si muove con grande libertà nei più diversi campi della produzione artistica, con illuminanti incursioni nell'antropologia e nell'estetica filosofica. Ne risulta un quadro interpretativo capace di gettar luce non solo sui fondamenti teorici e sull'evoluzione storica del montaggio ma anche sulle prospettive, ancor oggi in larga parte inesplorate, di una cultura dell'audiovisivo.