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'"L'esser fuori del seno della società e dei pregiudizi è una cosa veramente gradevole: qui, qui so di essermi dato solamente all' arte, e per essa vivo solamente. I doveri di etichetta stancano, l' ambizione dei grandi agita ed opprime ogni senso; ma nella solitudine l'anima respira e si riposa nei suoi pensamenti. Tale è appunto la mia presente posizione (...). Quando un artista può esser libero come lo sono io adesso, si può anche in questo modo gustare qualche istante di felicità', con queste parole Ippolito Caffi delinea quello che sarà sempre il concetto base della propria vita: arte e libertà, in un'unica simbiosi. Per l'arte consumerà la propria vita, per la libertà la concluderà drammaticamente anzitempo. Nasce in un'adorabile ma periferica città del Veneto, alla quale rimase perennemente legato nel cuore, ma la sua vita scorrerà tra metropoli del mondo di allora, da Venezia a Londra, da Roma a Parigi, da Firenze ad Atene, da Genova al Cairo, da Madrid a Costantinopoli, in un turbinio di viaggi, di spostamenti, di fughe, che lascia addirittura sconcertati. E tutto questo si intreccia con il suo spirito libertario, la sua illusione risorgimentale, il carcere, l'esilio. Una vita che scorre come in un romanzo. Alla caduta della Repubblica, nonostante l'alternato dominio francese e austriaco, il genere vedutistico non sembra esaurirsi del tutto..."