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Un maestro avaro e lascivo, scolari svogliati, donne mature a caccia di marito, intermediari senza scrupoli e un conte ingenuo sono i protagonisti de "La scuola di ballo", commedia che Goldoni dedica al mondo della danza. Microcosmo angusto dominato dall'interesse e dalla necessità, nella scuola di Monsieur Rigadon, l'arte di Tersicore e la tematica amorosa soggiacciono alla logica del riscatto sociale ed economico, alla minaccia della fame e della vecchiaia incombente, secondo una strategia drammaturgica e letteraria, incentrata sulla contrapposizione fra un registro alto e uno basso, in grado di sortire un effetto grottesco. Parte di un progetto ambizioso, scritta in terza rima e intrisa di un lessico cruscante, la commedia si inserisce nell'elenco delle composizioni metateatrali di Goldoni che qui scopriamo attento conoscitore della scena coreutica settecentesca, ambito che proprio nel trentennio che corre tra il debutto sul palcoscenico e la pubblicazione dell'opera partecipa al vivace dibattito sulla ridefinizione dei generi. Riproporre al lettore ha scuola di ballo è un'occasione per riscattare dal relativo oblio un testo spesso sottovalutato dal punto di vista degli studi goldoniani, che permette, inoltre, di arricchire il quadro già noto della storia della danza nel Settecento con le annotazioni di un testimone autorevole.