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La storia teatrale del "Servitore di due padroni" cominciò con un canovaccio adattato al corpo e alle fantasie di un attore. Goldoni lo scrisse per Antonio Sacco e per la sua compagnia. Nacque così una commedia con pochi moralismi e indifferente ai programmi di riforma. La revisione testuale di quel copione lascia intravedere, dietro gli stucchi del restauro per la stampa Paperini (1753), i lampi di un'invenzione scenica i cui riflessi sono giunti fino al nostro secolo grazie agli allestimenti di Giorgio Strehler e all'arte dei suoi arlecchini Marcello Moretti e Ferruccio Soleri. Introduzione di Siro Ferrone.