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Il Novecento poetico italiano racchiuso in queste pagine si confronta, si scontra e in ogni caso si misura con la tradizione plurisecolare che ha alle spalle. Allo stesso tempo tende ad allargare il suo raggio di comparazione all'Europa e al mondo. Poeti come Saba, Caproni, Sereni, Montale, ma anche Ungaretti, Rebora, Gozzano e Bertolucci, o poeti che usano il dialetto in modo personale come Giotti e Noventa (per il primo era addirittura l'insostituibile "lingua della poesia") sono trattati dall'autore con una scrittura che modula in vario modo le pagine in funzione del loro prezioso oggetto, in un mobile alternarsi di punti di vista, tagli metodologici, percorsi tanto diversi e duttili quanto rigorosi. Come una lente che per mettere in evidenza la grandezza della parola poetica, sia essa in italiano o in dialetto, dall'insieme si restringe sempre più fino a cogliere il dettaglio e viceversa.