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La crisi vocazionale di questo tempo è un segno evidente della necessità di reinterpretare e di rileggere la vita religiosa per poterla riesprimere nel nostro contesto culturale. Rimanere imprigionati nei numeri e nella loro impietosa chiarezza, dice l'autore, non aiuta certamente a uscire da una crisi che non è solo relativa alla vita religiosa, ma che nella vita religiosa si manifesta in modo molto evidente in un calo di vocazioni che sembra inarrestabile. Questo libro propone una via per superare la crisi vocazionale e la conseguente ossessione dei numeri: costruire una cultura vocazionale. Cultura come mentalità, sensibilità e prassi vocazionale, cui corrispondono una nuova teologia, una nuova spiritualità e una nuova pastorale delle vocazioni. Non è quindi prioritaria la pastorale vocazionale, ma la comprensione sempre più profonda che tutta la vita deve essere vissuta come vocazione, vale a dire come impegno sempre vivo a diventare quello che la persona è chiamata a diventare. Così si costruisce una cultura vocazionale e si risponde senza paure alla crisi di questo tempo; una risposta senz?altro non eclatante, ma concreta e fattiva che lavora sui tempi lunghi che ogni realtà profonda e vitale richiede. L'autore presenta in queste pagine una sintesi della relazione tenuta ai 500 partecipanti al secondo Congresso vocazionale dell'America Latina e Caribe, celebrato dall'1 al 5 febbraio del 2011 a Cartago (Costa Rica). Presentazione di Nico Dal Molin.