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Sebbene al suo esordio letterario, Mara Benedetti sembra essersi già costruita un linguaggio autonomo, pregno di voluttà espressive: la sua è una poesia contraddistinta da una forte tensione spirituale verso il bello. Una poesia che veicola la propria spiritualità ad un certo descrittivismo paesaggistico, il quale postula la sua ragion d'essere nelle suggestioni naturalistiche romantiche. La descrizione della bellezza del Creato non è fine a se stessa ma è strumento per cercare una via di scampo nell'eterno e nella trascendenza; si legga ad esempio la lirica Il Canto: "Ormeggi la tua barca. / Nella mano hai una stella marina, / me la posi tra i capelli. / Sulle labbra il sapore del sale. / Anch'io ho un dono: / il mio canto di sirena. / Onde impetuose / accompagnate dal vento, / danzano per noi tutta la notte. / All'alba il blu del cielo mi cattura, / e ancor di più il bianco di una vela / che piano piano scompare".