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In una lingua tutta frammenti e faglie, incisi e metafore, allusioni e balbettii della memoria, Giacobbi reinventa - più che narrare e ricostruire - il concretissimo mito della gioventù, il crescere lasciando dietro per sempre la magia delle cose, il mistero del vasto mondo che pullula fuori dagli spazi ristretti dell'infanzia e dell'adolescenza. "Borborigmi d'appetenze", "l'urgere del senso", "insegne poste ai bivi del possibile": sono miti e traumi, tentazioni e occasioni, insomma, di cui il poeta cerca di rendere conto con la forza di una poesia essenziale, profonda e vera che indaga "tutta la vertigine dell'infinito", per dare un senso alla vita. (Mauro Ferrari)