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"Anche tu canti. Ora più forte di loro. Canti la bulimia che stiamo vivendo in una corruzione che ci sradica dalla natura mentre la sbraniamo con famelicità autodistruttiva, androcentrica, così ferocemente in un automatismo ottuso, accecante e accecato in ogni morso. Una fame cannibalesca, fame d'aria, in quel quotidiano chiacchiericcio mercificatore e consumistico, eruttato dal nostro io grasso. In questa obesità invasiva, la lingua, e nella lingua l'amata poesia, cos'è? Come è? In quale corporeità esiste? In quale effettiva condivisione?" (Dalla lettera di Anna Maria Farabbi).