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"Come non poter ovviare al dilemma fra ciò che appare e ciò che è? L'irrisolvibilità di questo quesito è la lettura che ho dato alla poesia in quanto inconciliabilità. Il canto nasce proprio come pioggia e come residuo di questa problematicità. Ciò che sentiamo ci appare o è? Il verso si fa ancora di salvezza attraverso le parole ma al contempo non si perdona l'infedeltà a una realtà che percepisce sommariamente e poi vanga e penetra con l'esistenza dell'ente pensante, il poeta. Un'autopunizione e un tentativo di verità alla realtà che ci tocca. Questo è il nodo. Ritratto infedele delle cose in quanto fatti o involontaria punizione per aver penetrato il reale appellandolo vero. Le parole sono nomi e pertanto chiamano e si chiamano in causa nell'indagine conoscitiva. In questo credo ho sentito arieggiare un inizio di conoscenza."