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Comporre nella misura di un breve haiku non è solo assecondare una pura folgorazione, ma tentare di costruire una forma, un piccolo cesellato origami intorno ad un'intuizione lirica che combina insieme la visione estemporanea di un paesaggio esterno, o anche di un dettaglio, e la risposta del sentire interiore che ne viene rapito: chi scrive non cerca se stesso, ma solo una forma adatta a contenere quel momento. Occorre spostare il baricentro dall'io-lirico e lasciare che la parola sia accarezzata dallo spunto esterno: da un albero, da una luce, dal profilo di una montagna, dall'incresparsi della luce sul mare, o anche dal microcosmo di uccello, di un riflesso sul vetro. La poesia nasce come risposta della parola a questa carezza.