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"Ho cominciato a scrivere poesia non so come né quando. Mia madre, donna lungimirante e madre affettuosa, ben presto si accorse di questo mio disagio, perché, quando mi chiedeva cosa io volessi mangiare io le rispondevo; "Non voglio niente! La mia pancia è già piena di pensieri, parole, punti e virgole". La mamma, preoccupata, mi portò dallo psicoterapeuta del vicino nosocomio "Da vicino nessuno è normale". La diagnosi fuoriuscita dalla visita medica sentenziò che ero un soggetto affetto dalla Sindrome del verbo vago, una malattia rara che da poco aveva preso piede nel nostro paese. Dopo anni di cura e T.S.O. la situazione è peggiorata tanto da farmi considerare "Persona culturalmente pericolosa". Queste poesie sono il frutto di questo mio stato psicofisico che mi attanaglia el corazón e mi fa schizzare in alto l'adrenalina. A detta di qualcuno sono parole sparse su un letto di spine, per altri sono finestre su un mondo in continua involuzione. Per me, sono lo specchio del mio essere dentro e fuori, perso tra un bicchiere di aglianico e una sfogliatella..." (Salvatore Nappa)