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«Gli architetti pastrufaziani avevano ingioiellato; tutto, tutto! era passato pel capo degli architetti pastrufaziani, salvo forse i connotati del Buon Gusto...». Pastrufazio - cioè Milano - nella "Cognizione" di Carlo Emilio Gadda, viene da pastrügn facere "far pasticci", il che autorizza l'autore di "Pastrufazio's song" oggi a entrare nel vivo delle cose "pastrufatte", ovvero pasticciate e corrotte (non solo in politica, come vuole il volgo indignato, ma anche nei pensieri e nell'etica) di cui è fatta da troppo tempo Milano. E Gadda, fosse qui oggi, prenderebbe l'autore sotto braccio e si farebbe condurre là dove disgusto e odio si nutrono "dolorosamente" del degrado morale di quella che un tempo aspirava a esser Capitale, ma è diventata - appunto - la città ingioiellata e di cattivo gusto che nei suoi grattacieli contorti e dotati di foglie ha il suo specchio impietoso. Se l'architettura è il volto di una società, allora "Pastrufazio's song" ne intona il canto della malinconia con una "cognizione dolorosa" del disgusto. «"Quello che oggi pensa Milano, domani lo penserà l'Italia", così scriveva Gaetano Salvemini sul finire dell'Ottocento. Ma pensare a Milano o "pensare Milano" è ancora possibile? Si possono pensare le città? O sono diventate l'effetto di una Fata Morgana senza deserto e senza mare? Forse neppure si possono più chiamare per nome o quel nome indica un'area, una dimensione, uno spazio globale privo di connotati identitari. Rimane possibile la prospettiva offerta da uno sguardo strabico deformante, a suo modo grottesco. Colto a suo tempo da Carlo Emilio Gadda. Pensava, da ingegnere, all'architettura milanese che come ogni architettura non può mentire. Ma il pasticcio è nelle anime, nel cuore degli uomini più che nelle cose».