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«Il peggior pericolo del razzismo, in una società che apparentemente ha superato le forme più visibili di segregazione è di essere, ha scritto Toni Morrison, una distrazione (verrebbe da dire: un'arma di distrazione di massa). Il razzismo "ti impedisce di fare il tuo lavoro", dice Toni Morrison, ti costringe a "spiegare chi sei", cosa che lei nei suoi romanzi non ha mai voluto fare. Qualcuno dice che non hai una lingua, e tu devi dimostrare che ce l'hai. Qualcuno dice che la tua testa non ha la forma giusta, e tu devi trovare lo scienziato che dimostra che non c'è niente che non vada con la forma della tua testa. Qualcuno dice che non hai arte, e tu devi metterla insieme in qualche modo per far vedere che non è vero. Qualcuno dice che non hai mai avuto un regno, e tu da qualche parte lo devi trovare (viene in mente la fantasia compensatoria di Black Panther, uscito due anni dopo quell'articolo). Non basta mai. Ci sarà sempre qualcosa che sarai accusato di non avere (o, aggiungo, di avere in eccesso, che "non ti meriti" di avere). Il razzismo, per Toni Morrison, è soprattutto una colossale perdita di tempo. Spero che abbia ragione, e che qualcuno se ne accorga». (Il curatore)