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A modo suo, ma senz'altro convinto (e convincente), Patrick Sammut applica alla poesia la lezione di Francesco (il santo, e il Papa): "siate tutti più buoni, poiché siamo tutti fratelli"; e conoscendolo bene non solo posso dire che è così, ma che non potrebbe essere altrimenti, avendo lui fatto della poesia un campo d'azione per esercitarsi ed esortare a vivere meglio. E inoltre, parafrasando anche Orwell, gli si potrebbe far aggiungere l'assioma: "i poeti sono fratelli di più, e devono quindi essere più buoni". Che per lui non è solo un augurio, ma proprio un impegno, un incarico, un dovere da rispettare. La poesia serve in definitiva a dare benessere spirituale, a chi la pratica, a chi la fa e a chi la usa. L'invito ai poeti: "Continuate a dare respiro, luce e forza a tutti quelli che ne hanno bisogno", è sostanziato in alcuni testi che per Patrick hanno valore di lascito testamentario, per coloro che hanno orecchie per intendere: quegli "angeli-soldati" che appunto sono i poeti, "spiriti gentili", missionari di parole nel mondo.