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La tesi del libro, come si deduce da titolo e sottotitolo, è che gran parte degli avvenimenti narrati nella Bibbia non siano cronache di eventi reali, soprattutto per le vicende che vanno dalla Genesi fino alla nascita dei due regni di Giuda e di Israele: in pratica, quindi, tutti gli episodi che più colpiscono il nostro immaginario collettivo: l'Eden, Caino e Abele, il diluvio, la Torre di Babele, la saga dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe, Mosè e l'Esodo, la conquista di Canaan, "l'età dell'oro" di Davide e di Salomone. La Bibbia, dunque, aveva sostanzialmente torto. Essa è un formidabile documento storico, ma non è un affidabile libro di Storia. Va contestualizzata e riportata agli ambienti redazionali e ai periodi in cui fu scritta, altrimenti la sola lettura letterale risulterà fonte di equivoci clamorosi: sia quelli in essere ormai da millenni in ambito religioso, sia quelli più recenti in chiave paleoastronautica o comunque neoevemerista. In altre parole, occorre sforzarsi di capire la Bibbia calandosi nella mentalità dei suoi dei suoi autori e del loro tempo; non in quella di un teologo medioevale, ma nemmeno in quella degli uomini del nostro tempo.