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Mancava meno di un mese all'inizio della primavera, quando, anche in Abruzzo, pervenne l'epidemia di Wuhan. COVID-19, meglio conosciuto come Coronavirus, cominciato - per dirla con Boccaccio - «nelle parti orientali», verso «l'Occidente miserabilmente s'era ampliato», mostrando «i suoi dolorosi effetti». Per contenere e gestire l'emergenza, tra le varie misure attuate, si dispose la chiusura di tutte le scuole d'Italia, di ogni ordine e grado. La nostra non fece eccezione. Stando in questi termini le cose, convocai, dando loro appuntamento all'interno di una nota piattaforma virtuale, una "brigata" di dieci giovani, studentesse e studenti del D'Annunzio. I loro nomi ve li potrei pure annunciare, ma non vorrei - prendendo di nuovo in prestito le parole del fiorentino - «che per le raccontate cose da loro», essi possano, «nel tempo avvenire [...] prender vergogna» . Meglio utilizzare dei nomignoli: Alphaeus, Gea, Herais, Jack Deibrec, Jack Pasciàno, Madeleine, Lakshmi, Laodamia, Matoaka, Vico Arrosto.