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«C'è stata "magia" finché l'uomo sotto-equipaggiato dipendeva dalle forze misteriose che lo annientavano. C'è stata "arte", successivamente, quando le cose dipendenti da noi sono diventate almeno altrettanto numerose di quelle indipendenti. Il "visivo" è iniziato da quando abbiamo acquisito poteri sufficienti sullo spazio, sul tempo e sui corpi, da non temerne più la trascendenza». Régis Debray traccia una storia dell'immagine e dello sguardo in Occidente, del suo potere inesauribile, individuando tre diverse "ere", attraverso gli strumenti della filosofia e della storia, dell'antropologia e dell'archeologia. Dal legame originario con la morte e con l'assenza fino al nuovo tempo della videosfera e del digitale, l'autore rilegge il ruolo dell'immagine e del suo tramite: «La storia dell'"arte" deve qui farsi da parte, dinnanzi alla storia di ciò che l'ha resa possibile: lo sguardo che noi posiamo sulle cose che rappresentano altre cose». Introduzione di Marco Pierini.