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Contro la tesi dell'inimmaginabile, Godard con Histoire(s) du cinéma mostra come tutte le immagini siano abitate dalla memoria dei campi di concentramento. Non è possibile pensare che da lì. Quello che comincia, quindi, come una boutade concettuale - scrivere letteralmente a partire dalla testimonianza celaniana - diventa un esperimento di montaggio, se è vero che "nel montaggio si incontra il destino" (Godard), un problema di prossimità, traduzione, parassitismo e relazione.