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L'autrice si misura lungo un arco di tempo le cui coordinate rientrano in una unità di misura simbolica e non definita nella sua esatta percezione: il metro. Il disagio di vivere, le perdite, le gioie i dolori confluiscono in maniera diretta e naturale nelle restrizioni imposte dalle leggi. Il metro di distanza diventa un'ellisse entro cui scorrono gli archetipi di una quotidianità che inizia in tempi lontanissimi e si dispone senza misura in un contemporaneo non condiviso. Il metro di distanza diventa casa, muro, freddo grembo materno e misura di sicurezza, dalla quale l'autrice comincia a "vedere" per la prima volta.