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Un abbandono che si realizza nella tensione tra la ricerca dell'amore già sperimentato in vita, di cui vi è memoria come di una certezza, e l'assenza di Dio nel momento della prova. Perciò la parola poetica diviene preghiera e ricerca una comunione drammatica con il Dio a cui si rivolge. Solo in Dio infatti sarebbe possibile quella pacificazione linguistica del dire poetico che coincide con la salvezza del soggetto che conosce l'esperienza del dolore. Tuttavia la crisi soggettiva non è permessa. Il ricordo dell'amore di Dio, come un dono al limitare della vita, salva dalla possibilità di una preghiera inesausta e rende prossima la redenzione.