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In Premessa, Ansano Fabbi dedicava la sua opera «ai cercatori di memorie e di bellezze artistiche [con] la speranza che "queste rimembranze" siano utili allo sviluppo turistico di questa altrimenti poverissima zona, alla conservazione del suo patrimonio artistico e della pittoresca ambientazione medievale». Già questa «speranza» esaudita, da sola potrebbe spiegare il senso del ritorno nella collana Anastatiche & facsimili di Visso e le sue valli. Ma il valore dell'operazione editoriale risiede anche altrove. Come riconoscimento per un autore che ha considerato il territorio uno scrigno di tesori, un possibile volàno di sviluppo; e ciò ha ancora più senso oggi, in un periodo di difficile transizione come quello che vive ormai la montagna appenninica da qualche decennio e in particolare dopo gli eventi sismici del 2016. Come rispettoso segno di gratitudine verso la gente che in quelle valli abita: gente tenace, che tenacemente resiste e difende le proprie radici, onde attenuare il rischio che il progresso assuma le sembianze del coltello rasante la tavoletta cerata.