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"Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni" Fedor Dostoevskij. Questa la convinzione dell'autore, il quale ripercorre il suo cammino all'interno di numerose prigioni senza usare fronzoli, né forzature, né mezzi termini: siamo di fronte alla testimonianza cruda e commovente di un uomo che ha visto l'inferno ma è riuscito ad uscirne. Vive anni pieni di dolore e di speranza descrivendo minuziosamente su alcuni quaderni i volti, le vicende, le sofferenze e le piccole gioie; i desideri e le delusioni, sempre sospeso tra la vita e la morte e diviso tra la tentazione di una esistenza da criminale e il bisogno di riscatto. Con dovizia di particolari vengono descritte le prigioni italiane e francesi, con i loro limiti ed i loro meriti e le contraddizioni che smascherano l'ipocrisia di una società che ancora fatica a perdonare chi ha sbagliato.