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Prima di divenire un libro queste pagine hanno fatto parte della mia personale attrezzatura di astrofilo. Intendo dire che ho sempre ritenuto la scrittura uno strumento d'osservazione astronomica al pari degli altri, sia pure costruito molando e collimando parole e frasi anziché lenti o specchi. Un "paroloscopio", chiamiamolo così, cui fare ricorso ogni volta che la luce del giorno, le nuvole notturne o altri impedimenti rendevano impossibile avvalersi di binocoli e telescopi. Ho utilizzato questo particolare strumento per riesaminare a distanza di tempo quanto avevo visto all'oculare, affidandomi ad esso per mettere a fuoco dettagli e sfumature sfuggite allo sguardo. La luce delle stelle ha così subito due diversi tipi di riflessione, la prima dovuta allo specchio del telescopio, la seconda al pensiero.