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«Non possiamo non riconoscere che il domenicano medievale, con questo Poema, ci abbia fatto vibrare il cuore e la mente al pensiero di un Essere, oltre l'essere, che mai nessuno aveva prima osato contemplare così da vicino. Sì, contemplare! Ogni parola del Poema è purissima contemplazione, anche azzardata, di una Realtà divina, ineffabile e perciò indescrivibile. Potrebbe sembrare contraddittorio unire parola e contemplazione. In realtà lo è. La contemplazione è così pura da essere solo interiore, perciò senza parole. Ma Meister Eckhart ha voluto comunicare la sua intima gioia, e ha tentato, certo a modo suo, di sussurrarci qualcosa del Mistero Trinitario, anche disorientandoci con un linguaggio "superbamente mistico", non alla portata di tutti.» (dall'Introduzione di Don Giorgio De Capitani)